sabato 15 settembre 2012

"Bastardi per stirpe": Intervista a Stefano Jacurti!

Cari amici della Frontiera,dopo poco più di un anno sono felice di ridare il benvenuto a un nostro carissimo amico, l'insuperabile e infaticabile Stefano Jacurti! In questa occasione il nostro ci parlerà della sua ultima fatica letteraria, il romanzo Bastardi per stirpe, e ci racconterà i suoi punti di vista sul West e sul western. Ho avuto un grande, grandissimo piacere e onore nella possibilità di intervistarlo, e Stefano ha risposto alle mie domande con la solita generosità e cortesia, consentendomi anche la pubblicazione di alcune fotografie.
Adesso ascoltiamo cos'ha da raccontarci!



Intervista di Mario Raciti

Grazie a Stefano Jacurti per le foto


Carissimo Stefano, non sai con quanta gioia attendevo questo nostro nuovo incontro virtuale per fare altre quattro chiacchiere sul nostro amato West, quindi permettimi di darti un nuovo, caloroso benvenuto su questa landa! E vorrei cominciare subito con una domanda rapida: perché scrivi? Che rapporto hai con la scrittura?

Grazie per il benvenuto, Western Campfire mi è mancato, ma sono lieto di essere di nuovo in questa landa nel bivacco di una notte per amica. Per rispondere alla tua domanda, restando nella narrativa pura, scrivo dal periodo 2002-2003, ma se consideriamo che la scrittura in senso più generale, può essere anche un soggetto per un corto o un lungo, oppure un testo teatrale, allora partiamo dall’85-86. E’ chiaro che negli altri settori citati si scrive in modo molto diverso da un libro di racconti e da un romanzo.

Ho un bel rapporto con la scrittura e al di là di quello che viene fuori, do sempre tutto me stesso. Scrivere è immergersi in un mondo e dimenticarsi  di tutto, sarà la stanchezza o chissà, uno squillo del telefono, a farti tornare alla realtà e di corsa anche, perché devi andare al supermercato che sta per chiudere. Sì, sono passate tre ore e non te nei sei accorto perché scrivere è stare sull’ottovolante delle emozioni e sentire le farfalline nello stomaco, tra un sogghigno, un’imprecazione, uno scontro a fuoco.  Ma scrivere può significare anche asciugare una lacrima silenziosa che percorre la tua guancia, per poi insinuarsi amara o commossa, tra le tue labbra.

Questa volta parliamo della tua nuova fatica letteraria, il romanzo Bastardi per stirpe. Di solito i lettori sono curiosi di conoscere anche la genesi dei romanzi che leggono: come nasce e cresce Bastardi per stirpe?

Prima di tutto nasce dal fatto storico letto sui saggi del west, Alla conquista delle grandi praterie di Lewis da pag. 204 a pag. 224 oppure I pistoleri di Joseph Rosa da pag. 84-87 ma potrei continuare per qualsiasi libro di storia della frontiera. Successivamente all’acquisizione del dato storico, sono arrivati i primi semi, le prime tre spie che si accendono nei miei lavori,

1) 1995 teatro Furio Camillo spettacolo western “Golden City”. A un certo punto un personaggio che si chiama Pike parlando dei suoi violenti trascorsi giovanili, dice: “Che ne sai tu, allevatori contro agricoltori, bovari contro pastori e poi la ferrovia!”

2)  a pag 32 del Baule nella prateria (chi possiede il libro può controllare) mentre i due personaggi stanno mangiando, si cita la carne di montone e parte così un breve accenno… il racconto è “Il libro e la Colt”.

3) Nel libro Avrei voluto essere ucciso da Clint Eastwood i due pensieri nel west  a pag. 34 e 35: “Gunfight Tomorrow” e “Magnana”: in bonsai sono una guerra tra cowboys e allevatori di ovini.

Insomma , era molto tempo che volevo raccontare una storia western di questo tipo che aveva fatto capolino nei miei scritti precedenti.


Perché, per il tuo romanzo, hai scelto proprio la guerra per i pascoli del Tonto Basin?

Premetto che la mia storia è totalmente inventata, prende spunto da quella vera, ma è quello il motivo, ho voluto raccontare una storia tutta mia perché le guerre “pecore contro bovini” sono realmente accadute. E’ stato proprio il sapere che queste cose purtroppo accadevano, a motivarmi. La vicenda vera narra del clan dei Graham contro il clan dei Tewksbury ma il mio romanzo non è stato semplicemente cambiare i nomi e narrare di sana pianta quello che già la storia aveva sancito, sarebbe stato troppo facile. Mi sono inventato tutto sapendo che è pertinente a quello che succedeva nella realtà. Così sono nati i MacPherson e i Baxter, compresa tutta la vicenda.


Che tipo di personaggi sono i protagonisti del tuo romanzo? Cosa vogliono, cosa cercano?

I due gruppi cercano la supremazia e l’annientamento dell’altro a meno che l’altro non se ne vada ma è impossibile che i mandriani che sono laggiù da anni se ne vadano per far posto ai pecorai. Viceversa vana speranza è quella di pensare che gli allevatori di ovini dopo aver percorso una lunga pista se ne vadano per  far felici i cowboys, che poi sono tutti cowboys, quello che li distingue sono gli animali che tengono nel corral. In mezzo ci sono io con le maniche della giacca  strappate perché Bud e Sam hanno tentato di portarmi dalla loro parte. Ho cercato di convincere Bud, ho compreso recriminazioni e ragioni, ma lui non ha voluto ascoltare quando gli ho detto “ma” e la stessa cosa ha fatto Sam quando l’ho incontrato e gli ho detto che di ragioni ne aveva da vendere, solo che al mio “però”, anche lui mi ha piantato lì. Così i due sono andati ad armarsi e per chi non ha letto ancora il romanzo, credo che daranno il meglio e il peggio di loro. Conosco anche il coraggio di Terry e la sincerità dei due leader perché sono in buona fede ma il problema è che i due non riescono a vedere le ragioni dell’altro così presi dalla lotta per la sopravvivenza.  Come se non bastasse, mentre succede il finimondo, due cellule impazzite ecc ecc…


Per quanto riguarda la trama e i personaggi del romanzo, a quali libri o film ti sei ispirato? E per lo stile, quale scrittore ti ha influenzato di più?

Quando scrivo una storia, romanzo o racconto che sia, la storia è mia e basta ma tutto nasce sempre da qualcosa.

Ovviamente quando scrivo viene fuori il background cinematografico, tra l’altro scrivo gli scontri a fuoco su carta come fossero montati in un film e a questo proposito ringrazio “Rivista del cinematografo” che ha segnalato il romanzo parlando di molta strada fatta nel western, poi arrivano segnalazioni anche dal mondo dei comics, ringrazio Moreno Burattini, Katya de Benedictis di Labcreativity e Luca Ruocco di ingenerecinema.com. La speranza è sempre quella di coinvolgere tutti, sia gli incalliti del western che quelli che di western ne hanno visti due su cento perché qualsiasi libro pur essendo  caratterizzato in un genere, non si scrive mai solo per qualcuno.

E’ vero, a volte sono i film ad ispirarmi, come successe per Mezzogiorno di fuoco (“Indian Marshal”) e C’era una volta il West (“Dove arriva quel treno”) sul Baule nella prateria, solo ad ispirarmi però, poi io percorro la mia strada nella scrittura. Altre volte non sono affatto i film western ad ispirarmi come è avvenuto per “Il libro e la Colt” e qui lasciamo ai cinefili leggere quale fu l’ispirazione di un film francese, per affrontare un mio percorso  in quello scritto. Questa volta, la prima ispirazione di Bastardi per stirpe è stata la storia del west e i tanti film western visti supportano il mio viaggio, ma sono solo curiosità. Quale scrittore mi ha influenzato di più? Per Bastardi per stirpe forse i racconti di Elmore Leonard, specializzato nel south west.


E' stato difficile passare dalla forma del racconto del Baule nella prateria a quella del romanzo di Bastardi per stirpe?
E’ stato difficile finché l’incipit di Bastardi per stirpe è rimasto per quattro, cinque anni, dentro il pc perché ero preso da altri progetti. Dopo è stato faticoso inteso proprio come fatica fisica, ma sapevo dove volevo arrivare. L’appunto di viaggio è che nel romanzo è tutto più grande, più dispendio di energie, più controlli, più stesure, tutto più, ma io ho sempre avuto le idee chiare, la storia che avete letto o leggerete è sempre stata questa. Piuttosto ero così preso dalla stesura del romanzo che non mi ero accorto che ormai avevo varcato la soglia racconto lungo-romanzo breve (ma forse vicino al medio). Così, riguardando il file, ho stappato un prosecchino con tre giorni di ritardo perché ormai c’ero, il benvenuti in Arizona l’avevo varcato!


Ti piacerebbe scrivere altri generi, oltre al western? E quali? Ce ne sono altri che ti piace leggere e che magari ti hanno influenzato per le tue storie?

Mi piacerebbe pubblicare nel genere on the road oppure far venire alla luce un libro di racconti sul quotidiano, ma ancora sono troppo pochi.


Quali sono i tuoi romanzi western preferiti?

Mi Amigo di Burnett, Deserto in fiamme di Louis L’Amour, i due di Zane Grey ArizonaNevada. Vorrei citare, anche se non è un western puro, Notte di sangue a Coyote Crossing molto bello, l’autore, Victor Gischler, è stato così bravo che mi ha fatto dimenticare che la vicenda non è nell’Ottocento. Il primo che lessi in assoluto è però Wyatt Earp di Dan Gordon. Ultimamente ho recuperato Jubal il romanzo a cui si è ispirato  il film Vento di terre lontane con Rod Steiger e Glenn Ford, ovvero l’Otello nel west. Jubal a dir la verità è un po’ melò ma è sempre meglio della signora del west in tv, il western camomilla, ed è migliore del terribile Blueberry film. Credo che L’Amour sia uno dei migliori romanzieri western indubbiamente, ma Leonard non è da meno.


Secondo te quali sono i cinque elementi imprescindibili per un romanzo o racconto western?

Ritmo, emozioni, azione, colpi di scena e non ultimi contenuti. Ma questi cinque punti non valgono solo per il western.


Nella precedente intervista abbiamo parlato delle contaminazioni del western nel cinema. Nella letteratura come le vedi? C'è un genere che secondo te si mescola meglio di altri al western?

Penso horror e fantascienza, mi sembra che con questi due generi sia accaduto al cinema e anche nella scrittura esistono incontri simili, basti pensare ai racconti di Ambrose Bierce.


Se il tuo romanzo diventasse un film quali attori e attrici vedresti bene nelle parti dei protagonisti?

Tempo fa scrissi in rete a chi avevo pensato come attori e attrici, ma lascio ai lettori immaginare chi vogliono.

Certo tra le brevi apparizioni, sui tre aiutanti dello sceriffo e un altro che fa da messaggero, c’è poco da immaginare… sono proprio loro ah ah ah! E a questo punto invito i cinefili ad incontrarli sul mio libro. Mi sono divertito tantissimo anche in quel frangente, perché divertimento e coinvolgimento per me sono stati sempre totali in Bastardi per Stirpe.

Spero che i lettori siano coinvolti dal romanzo che non è scritto solo per cinefili però.


Ti piacerebbe scrivere un saggio sul West?

I libri  di storia del west non sono mai troppi, guerra civile americana compresa, solo che mi costerebbe  un blocco totale per molto tempo e purtroppo non me lo posso permettere. Ci sono altre cose che premono.


Qual è l'evento della storia del West che più ti affascina? E il personaggio storico?

La storia del west non è un film, spesso è cronaca nera e spietata, ma indubbiamente ci sono personaggi che riscuotono simpatie misteriose e perverse , o viceversa antipatie, ma tant’è.

Mi ha colpito molto la frase di una donna che aveva conosciuto sia Pat Garrett  che Billy the Kid e ricordo come questa donna parlava del bene e del male mischiati ai due personaggi  in modo diverso…


Hai progetti western per il futuro?

Ora arriva  la presentazione del romanzo, aspetto i romani per la prima in casa di Bastardi per stirpe ad ottobre. Per il resto non so quale direzione prenderò, dico solo con molta franchezza, che se non dovessi più girare un western come filmmaker o scrivere libri sull’ovest, perché magari farei altro, sarei felicissimo di quello che ho fatto fin ora.

Di certo non mi auguro questo, prima o poi uscirà fuori qualcosa altro, so solo che c’è un cantiere aperto per cercare di migliorare e poi vedremo.

A dicembre comunque tornerò a teatro, sono contento perché bisogna bilanciare, altrimenti il western si mangia tutto il resto. Vi aspetto tutti al teatro della Cometa Off con lo spettacolo “L’estraneo” regia di Marianna Galloni, dal 4 al 9 dicembre.

Intanto ci salutiamo come al solito.

Grazie al bivacco di tutti gli amici di Western Campfire!

Notte per amica, tornerò!


Bene, caro Stefano. Siamo giunti alla fine di questa intervista. Io ti ringrazio per il tempo che mi hai concesso e spero di risentirti presto per parlare ancora della nostra amata Frontiera!

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